baBBilonia

Carta e colla. I mondi bizzarri di Fitacola

di Luca Ferracane

Se mi chiedessero quale materiale che mi affascini sopra ogni altro, risponderei la carta senza colpo ferire. Probabilmente è un amore che ho provato sin da bambino, nei lunghi pomeriggi in cui, orgogliosamente figlio unico, mi dilettavo a creare mondi in miniatura utilizzandola quale materia prima. Rotoli di carta igienica, imballaggi della spesa, cartoncini volanti etc., davano vita agli edifici di una immaginifica città che ricalcava più o meno il caotico assetto urbanistico di Palermo, dando sfogo a quella mania costruttiva che, Lego a parte, ha caratterizzato parte della mia infanzia. Macché, in verità non ho mai smesso, ho solo ampliato la gamma dei materiali da cantiere. In parallelo, l’altra mania per i libri ha contribuito all’impossibilità di tenermi lontano dalla carta, meraviglioso composto di cellulosa e fibre, magnifico e fragile prodotto umano. Se poi si pensa che, oltre alla scrittura e alla stampa, tra i mille usi, funge praticamente da primo supporto per l’arte, allora assume ancor più valore. Questo articolo, tuttavia, non è destinato a divenire un panegirico della carta: l’argomento di cui voglio scrivere non esisterebbe senza di essa. Ebbene, non mi ero mai soffermato davvero sulle potenzialità espressive del collage, o meglio, del papier collé. 

Les Trois Graces, Regnault, 2016; Unhold, 2016

Occorre fare una semplice, breve distinzione per non confondersi le idee in quanto entrambe le tecniche, ovviamente, prevedono l’uso di una sostanza adesiva, la colla. Il primo non è propriamente costituito di sola carta, ma è commisto ad altri materiali che, svariatamente, possono comprendere dalla stoffa al legno, dalla sabbia al metallo – avvicinandosi alla tecnica dell’assemblaggio – mentre il secondo, che è quello che mi interessa, prevede l’uso esclusivo di pezzi di carta integrati al disegno e alla pittura – integrazione, quest’ultima, che è possibile anche nel collage. Il papier collé mi diverte particolarmente perché, mantenendo la bidimensionalità, è curiosamente in grado di avvicinarsi e ibridarsi alla grafica d’arte. Credo proprio che, se per assurdo non si fosse sviluppata la tecnologia, il papier collé sarebbe stato probabilmente lo strumento fondamentale per “costruire” gran parte dei prodotti della grafica editoriale etc., mantenendo la propria autonomia artistica. Pare che sia stato Braque a dare inizio alla pratica in questione, seguito a ruota da Picasso per poi arrivare a Balla, Boccioni e tanti altri che la sperimentarono felicemente. Anche oggi c’è chi prende in considerazione questa tecnica, sia nella didattica – come scordare i collages, che in realtà erano proprio papiers collés, che ci insegnavano a fare all’asilo – sia nel mondo dell’arte. Ho sempre reputato questo tipo di espressione più un goliardico passatempo che altro, non avendo mai capito in fondo, o indagato appieno, le sue inaspettate e intriganti potenzialità. 

Landscape dream, 2018; Sponge, 2018

Fitacola (Portogallo) che in portoghese vuol dire nastro adesivo, è un duo, una coppia, un progetto che ha fatto del papier collé il proprio vessillo, che mi ha giusto colpito per la carica ironica e ingegnosissima di questi montaggi di figure cartacee ritagliate da riviste, fotografie, volantini, fogli di quaderno o taccuino. Il tutto spesso immerso nello sfondo di un cartoncino colorato che, per contrasto, contribuisce a dare risalto alla situazione, surreale, che è stata scelta e costruita come messaggio figurativo. Graça Santos e Carlos Quitério – questi i nomi dei due artisti – sfruttano, oltre al contrasto cromatico e la preferenza di figure vintage, tagli e soprattutto strappi che lascino intravedere la trama o la grana di una carta sottostante che in molti loro lavori assume spesso il fulcro della rappresentazione, costituendo , in questi casi, un’originale cifra stilistica. La lacerazione, l’abrasione, rivestono in questo caso il ruolo di una prospettiva metaforica verso l’altrove, in una semplicità compositiva che lascia sembrare queste opere minimali facili da realizzare. Ma per quanto facile possa sembrare, pensarle non lo è, ve lo assicuro, un gioco da ragazzi. 

Gato Vermelho I, 2020; Stalker, 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.