Chiunque, credo, visitando un museo o più banalmente dai libri di storia dell’arte, ha immaginato talvolta i soggetti raffigurati in sculture e dipinti animarsi e intrattenersi negli atteggiamenti più disparati, magari con delle pose o delle azioni che palesemente cozzavano nel contesto in cui erano calati. Ebbene, Gerard Mas (Sant Feliu de Guixols, 1976) è un artista che con abile tecnica, spaziando dalla pietra al legno, dall’argilla alla resina, si approccia alla scultura con questo eccezionale senso dell’umorismo. Le opere dalla serie iperrealista dei busti di dama si rifanno alle sculture del periodo rinascimentale, in una rivisitazione contemporanea dal sicuro impatto sullo spettatore. I volti di queste donne sono dolci e affascinanti, morbidi e delicati, spesso diafani e perlacei secondo i canoni del XV secolo. Al tempo stesso, però, un palloncino di chewing-gum fa la sua comparsa dalle labbra sottili di una di loro, un’altra è intenta a fare una linguaccia, deformando il volto in una smorfia, un’altra ancora mostra, dalla scollatura dell’antica veste, il segno evidente di un costume da bagno impresso sulla pelle dall’abbronzatura. Tatuaggi. L’asticella di un microfono di un’operatrice da call center. Un lecca-lecca in bocca. Del rossetto sbavato come dopo un bacio molto appassionato. Certo, non lo si aspetterebbe, canonicamente, da pudiche e composte dame di corte agghindate in abiti dalla foggia quattrocentesca.
Tutto questo, naturalmente, disorienta ma diverte lo spettatore, abituato a contemplare questi volti idealizzati, perfetti e imperturbabili, nello stile del periodo cui l’artista contemporaneo si rifà. “Ho pensato ai milioni di atteggiamenti e situazioni che le vecchie opere d’arte non potevano catturare” dice Mas “perché erano semplicemente inadeguate per una donna nel XV secolo. Ho deciso di provare a farlo diversamente, qualcosa come una vecchia arte inventata. Dopo di che, sono arrivati gli anacronismi e anche gli elementi pop, come evoluzione consequenziale”. Inappropriate e irriverenti, come le vignette che emergono dai codici medievali presentandoci anche l’altra faccia della vita che si conduceva del passato, sicuramente immaginata, da noi moderni, più monotona e “tradizionale” di quel che pensiamo. Certo, molti aspetti sono senza dubbio impossibili da restituire alla storia, per evoluzione del costume e della tecnologia, ma le opere di Mas ci lasciano correre, in ogni caso, con la fantasia.